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il Progetto Main World
(Main World Project english version at
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)
“Main World è il primo sito di democrazia planetaria esistente che dà la possibilità a ciascuno di prendere decisioni in modo virtuale per il futuro del Mondo su temi scelti dagli iscritti come istruzione, economia, politica, scienza, etica, ambiente, sicurezza insieme a tutti quei temi che non sono normalmente soggetti a scelte collettive.
Di seguito riporto gli articoli scritti dopo la pubblicazione della guida digitale
Creare oggetti di design.
Tali articoli sono di ampliamento al contenuto della guida stessa in quanto è stato impossibile affrontare in modo approfondito tutti gli argomenti.
Chi ha domande da fare sul contenuto della guida può inviare un email all'indirizzo ffilippi@tiscali.it
Articoli
COME REALIZZARE PIÙ PROTOTIPI DI UN OGGETTO DI DESIGN (15)
Per leggere questo articolo andate al
link di questo sito.
“IL MONDO SI SPOSTA PER CHI DECIDE DOVE VUOLE ANDARE”
Ecco la mia storia.
Ansia, tristezza, malinconia, incertezza, debolezza fisica, fame nervosa, amici incerti… una società appena avviata che stentava a decollare…Beh! queste erano alcune tra le mille sensazioni che sempre più spesso abitavano il mio corpo e la mia mente in quei giorni di tanto tempo fa.
Poi un giorno la telefonata inaspettata di Sergio, uno dei miei migliori amici di quando ero ragazzo in Sicilia. Vista la distanza che lo separava da Milano, chiese a me di assistere alla presentazione di un percorso di crescita personale al quale lui era interessato come psicologo. Per me sarebbero stati pochi chilometri, il martedì successivo, puntuali, dalle 17.00 alle 19.00!
Ci andai con sua cugina Marina interessata all’argomento e anch’io interessato, anche se ancora non sapevo bene a cosa. Con lei, in macchina, prima di arrivare, fu un continuo ridere nel cercare di immaginare il posto che avremmo trovato: forse un appartamento imbiancato di fresco, finestre con i doppi vetri, pavimenti in marmo, magari qualche piccolo quadretto alle pareti, sedie in plastica e qualcuno con un sorriso smagliante che avrebbe cercato di iscriverci al corso.
Appena entrati la nostra sorpresa fu travolgente; ci accolse una signora molto gentile col sorriso luminoso all’interno di un appartamento trasformato ad ufficio, ed ecco lungo il corridoio apparire piccoli quadretti new-age.
Entrammo nel soggiorno, abitato da sole tre persone, faticosamente sospese su sedie da giardino bianche le cui gambe rischiavano ad ogni loro movimento di aprirsi, slittando sul pavimento lucido come uno specchio.
E magia delle magie, c’erano anche i doppi vetri in alluminio. Non potevamo crederci!
Le risate pervasero subito i nostri volti, uno strano nervosismo iniziò a contaminarci e per quelle due ore una sensazione di stordimento ci inondò tanta era la sorpresa per avere previsto tutto. Eravamo maghi!
Tornai a casa, ci pensai e il giorno dopo decisi di iscrivermi al corso!
Da allora la mia vita, e quella di molte altre persone, cambiò e tutto accadde solo grazie a quella piccola decisione dettata forse dal mio impulso imprevedibile di decidere, spesso assecondato senza discriminare su cosa.
Se penso, ora, che avrei potuto non farlo mi vengono i brividi.
Ogni minuto che passa l’universo ci mette a disposizione tutto ciò che serve per evolverci e per guarire. Mari di cambiamento, dalle forme più improbabili, ci passano accanto in modo chiaro, trasparente, ci sussurrano, ci sfiorano, ci sommergono, attendono un nostro segnale per potere essere afferrati. Invece siamo noi che, travestiti da tutte le nostre convinzioni, i nostri odi, i nostri amori, la nostra pigrizia, i nostri errori, con un trucco pesante da pagliacci di un circo improbabile, vediamo il vuoto e l’incertezza, là fuori, in tutte le cose che non ci assomigliano.
Per captare qualcosa diverso da ciò che siamo, è necessario compiere un atto di fede, è necessario immaginare che qualcosa, anche agli antipodi rispetto a noi, possa contenere il seme del cambiamento.
Tutto può trasformarci: decidere di partecipare a un concorso, scrivere la propria storia, fare l’elemosina a un barbone, cambiare lavoro, fare una carezza a un bimbo, prendere un treno per un viaggio, decidere per una volta di giocare, lasciar perdere, fare qualcosa che non faremmo mai, perdonare, lasciare andare una persona che non ami, con l’unica regola di non giudicare mai quello che sta accadendo, anche se hai la sensazione logica di farlo contro te stesso.
Grazie a quella decisione di allora, la mia vita è sempre più luminosa e più vado avanti, più si semplifica.
Da allora il mio impegno è aiutare le persone ad attraversare il grande mare dell’incertezza, indicando loro un possibile percorso con l’unico obiettivo di stare in ascolto, seguire l’istinto e decidere!
Anche se può sembrare scontato “non mollare mai” è il punto più importante per creare un'attività in proprio.
Come indico alla fine della mia guida Creare oggetti di design non mollare mai in alcuni momenti è la soluzione di tanti problemi.
Le persone che collaborano con te sentono questa energia che sgorga da “non sanno dove” ma che come un miracolo risolve anche i problemi più complessi e articolati spesso in modo eclettico e stravagante.
Questa energia assoluta, totalizzante che include tutto e tutti, che fa di tutto ciò che tocca una cosa sola. Oggetti, persone, attività, azioni unite in un tutt'uno così come succede quando si impastano gli ingredienti per fare una torta che, una volta sfornata, non sono più riconoscibili risultando appunto inscindibili.
Ecco questo dovrebbe essere il risultato di un business: una cosa sola armonizzata in tutte le sue componenti e il “Non mollare mai” diventa come per magia il collante di qualsiasi network. Così ora è il network che diventa il vero segreto di qualsiasi attività di successo.
Creare empatia con i propri collaboratori, stringere legami esterni, essere sempre presenti in modo trasversale a qualsiasi evento e in qualsiasi situazione è uno dei segreti per farsi conoscere e per sviluppare in modo armonico il proprio business.
L'ultimo punto, ma non ultimo, da considerare nel creare un network è la correttezza. La correttezza è la benzina che dovrebbe animare qualsiasi attività.
Purtroppo è il lato debole che viene spesso sottovalutato come un intralcio ad un business evoluto e di successo. Non che la correttezza venga sempre evitata in modo premeditato dalle aziende ma il fatto è che, in divenire, il confine tra sopravvivenza e mancanza di correttezza risulta sempre più sfumato, non sempre riconoscibile e quindi facilmente by-passabile.
In sintesi “energia”, “network”, “correttezza” sono i perfetti ingredienti per una società di successo. Società nel senso di azienda e di società al tempo stesso.
Certo poi ci vogliono molte altre cose, come idee innovative, capacità personali, strategie, conoscenza, finanziamenti, elementi questi senza i quali un'azienda non va da nessuna parte.
Ma se consideriamo energia, network e correttezza, anche da sole, queste entità possono creare qualsiasi attività in qualsiasi direzione si voglia guardare.
COME BREVETTARE LA VOSTRA IDEA (13)
Come indico nella mia guida Creare oggetti di design
uno dei punti più critici e più importanti di un’impresa, quando si intende produrre un’idea nuova, è il brevetto.
Non sottovalutate mai l’importanza di avere un buon brevetto alle spalle soprattutto se volete impostare il vostro business su un oggetto solo, almeno per iniziare.
Questo vale ancora di più se decidete di produrre il vostro oggetto personalmente anziché farlo produrre ad un'altra azienda.
Avere un buon brevetto però non significa avere sempre il coltello dalla parte del manico e le spalle coperte: le insidie che vi si possono presentare davanti durante il cammino sono varie e dal “multiforme aspetto”.
SCRITTURA DEL BREVETTO
Il primo punto da considerare è quanto bene è scritto il vostro brevetto. Non sottovalutatelo mai! Il brevetto del secolo, che fa acqua da tutte le parti, può essere scopiazzato fino ad esaurirne tutti gli aspetti di originalità e innovatività. Rivolgetevi sempre ad un professionista per non incorrere in questo errore.
AZIONI LEGALI
Forse voi penserete che se qualcuno vi dovesse copiare un brevetto potete sempre rivolgervi ad un legale. Verissimo, ma la strada può anche essere molto in salita e presto vi domandereste se ne valga la pena. Se avete appena iniziato la vostra attività, il timore di perdere una causa con una grande azienda può dissuadervi per il rischio di dovervi pagare anche le spese legali che per voi potrebbero essere ingenti rispetto al vostro patrimonio iniziale.
TEMPO
Inoltre il tempo che potreste aspettare prima che vi venga riconosciuto che avete ragione potrebbe anche essere troppo lungo, mentre l’azienda che vi ha copiato l’idea produce liberamente il vostro oggetto per tutto questo tempo facendo business.
Quando a voi finalmente viene riconosciuta la paternità del brevetto, questo risulta già sul mercato da anni con un altro marchio e voi siete già stanchi. La vostra energia viene dirottata verso una causa legale anziché verso la realizzazione del sogno della vostra vita mentre a voi non resta che aspettare.
ORIGINALITÀ DEL BREVETTO
A questo punto dovete considerare l’originalità del vostro brevetto.
Forse avete fatto la scoperta del secolo ma forse avete solo migliorato un brevetto già esistente. Se avete scoperto la penna a sfera, per fare un esempio famoso, allora ritornare proprietario della vostra idea, anche dopo alcuni anni di una causa legale, è assolutamente irrilevante; ma se avete un brevetto modesto, questo può esaurirsi come prodotto come novità ancora prima che sia finita la causa.
RICERCA DI ANTERIORITÀ
Anche se lo affronto per ultimo, non trascurate mai di effettuare una ricerca di anteriorità prima di tutto per verificare se la vostra idea esiste già. Fatelo con un professionista che di solito è lo stesso ufficio brevetti.
RIASSUMENDO E RIORDINANDO LE IDEE
Riassumendo, prima di aprire un’attività su una vostra idea, se volete essere protetti:
1) Fate una ricerca di anteriorità sui brevetti esistenti;
2) Accertatevi che la vostra idea valga tutto l’investimento che avete deciso di compiere. Fate una ricerca di mercato prima di iniziare;
3) Affidatevi ad un professionista per la scrittura del brevetto;
4) Fate sottoscrivere una scrittura privata a tutte le aziende che concorreranno a produrre particolari del vostro prodotto;
5) Producete in maniera scrupolosa la vostra idea ma abbastanza in fretta da essere sul mercato il prima possibile. Quelli che vi vorranno copiare sono velocissimi e senza scrupoli.
6) Promuovete, promuovete e ancora promuovete senza sosta il vostro prodotto su tutti i mercati possibili. Questo lavoro fa fatto prima, durante e dopo che il vostro oggetto sarà sul mercato in modo che quando sarà pronto, il mercato lo conosca già e quindi lo acquisti.
7) Non arrendetevi alle prime difficoltà.
Buon lavoro!
COME SCEGLIERE I SOCI PER CREARE UNA SOCIETA'(12)
Come già accennato nella mia guida Creare oggetti di design
una delle chiavi fondamentali per il successo, quando si decide di mettersi in proprio, è quella di scegliere se agire in “solitaria” o mettersi in società con qualcuno.
Agire in “solitaria” avrà sia aspetti negativi che positivi ma si deciderà sempre da soli e la responsabilità sarà sempre propria. Se invece si avranno uno o più soci, molte saranno le decisioni che si dovranno condividere e dalla bontà di queste dipenderanno sia il raggiungimento degli obiettivi che la durata della società.
Nella creazione di una società, spesso si trascura l’aspetto comportamentale delle persone coinvolte, sicuri che l’energia sviluppata in seguito all’innovatività del progetto trainerà tutti verso l’obiettivo comune.
Considerare “trainante” un progetto innovativo ha un grande valore quando una società è già attiva da tempo e se quasi tutte le sfere di attività interne all’organizzazione sono state messe a punto nel corso degli anni, come quella economica, produttiva, commerciale, di marketing, di progettazione, e soprattutto di relazioni interne tra dipendenti e dirigenti.
Una società appena creata inizia da zero e spesso gli aspetti di relazione tra le persone o soci coinvolti possono fare la differenza.
Esclusi gli aspetti professionali - per i quali solo il tempo può confermare o non il successo di un’attività - è possibile rendersi conto se le persone saranno adatte a lavorare insieme già dai primi mesi, sia nel caso in cui si verifica la preparazione di un nuovo socio sia nel caso di un’azienda con un nuovo assunto.
Ma come fare a capirlo?
Quali sono le caratteristiche fondamentali di un individuo che vuole creare qualcosa di nuovo con qualcun altro ma diciamo anche, in generale, che vuole affrontare un lavoro?
Per maggiore chiarezza, suddividerò queste caratteristiche in quattro macro categorie, consapevole della trasversalità di alcune di queste con le altre.
Definisco quindi:
Capacità personali:
- Visione di lungo periodo;
- Propensione al cambiamento;
- Flessibilità di comportamento verso situazioni nuove;
- Capacità di problem solving.
Capacità emotive:
- Resistenza allo stress e sua veloce integrazione;
- Comprensione e rispetto delle esigenze altrui.
Capacità di relazione:
- Rispetto della gerarchia o, quanto meno all’inizio di una nuova attività, dell’anzianità del socio con più esperienza;
- Capacità di interazione e integrazione con gli altri;
- Propensione all’ascolto;
- Condivisione delle scelte.
Capacità comportamentali:
- Prendersi la responsabilità delle proprie azioni;
- Comportarsi in modo etico;
- Dire la verità.
Come affermo spesso, è necessario che, ancor prima di creare un business, vengano definiti in modo univoco quelli che sono i comportamenti comuni che vedano il rispetto dell’altro e la sua diversità al primo posto. La formazione degli individui a molti dei valori elencati sopra sarebbe fondamentale e di grande importanza sociale, ancor prima di qualsiasi titolo o addirittura di sapere leggere e scrivere.
Grazie se vorrete fare commenti a questo post!
COME PRODURRE LA VOSTRA IDEA (11)
Come descritto nella mia guida Creare oggetti di design
uno dei momenti più importanti all’inizio della vostra attività per produrre il vostro oggetto di design sarà di decidere se:
1) produrvelo da soli creando una vera e propria azienda produttrice;
2) produrvelo da soli dando la committenza delle lavorazioni a terzi ma controllando voi stessi la produzione;
3) farlo produrre direttamente ad un’azienda del settore, vendendole il brevetto o dandole la concessione dello stesso nel caso ne abbiate uno.
Se la vostra idea fosse difficilmente brevettabile o se non aveste i soldi per farlo, potreste proporla ad un’azienda munendovi preventivamente di un accordo scritto prima di comunicare l’idea stessa e i dettagli che la riguardano.
Vediamo i tre punti in dettaglio.
1) Produrre il vostro oggetto da soli
In questo caso dovreste creare un vero e proprio stabilimento, acquistare attrezzature, macchinari, assumere personale, adempiere a tutte le responsabilità che sono necessarie per creare un azienda produttrice vera e propria e così via.
Questa opzione fa al caso vostro solo se siete predisposti mentalmente ed emotivamente a farlo; se volete creare una famiglia di persone che si legheranno a voi, se per voi ha grande importanza anche creare il contesto che realizzerà il vostro oggetto e il come.
Fate questo solo se sentite che fa parte della missione della vostra vita, se sentite che c’è una forza interiore che vi trascina in quella direzione.
Moltissime sono le aziende che sono state create in questo modo nate tutte da grandi uomini ma soprattutto da grandi sogni con chiarezza iniziale di obiettivi assoluta!
2) Produrre il vostro oggetto da soli dando la committenza delle lavorazioni a terzi
Il secondo punto è sicuramente più semplice ed immediato.
In questo caso dovrete decidere quali lavorazioni saranno necessarie al vostro oggetto e selezionare di conseguenza le aziende che saranno in grado di farle.
Il punto più critico di questa scelta sarà quella di verificare che tutto venga realizzato secondo le vostre esigenze e se potete fidarvi dell’azienda alla quale state commissionando le lavorazioni in relazione a costi, qualità delle lavorazioni e puntualità nella consegna.
3) Fare produrre il vostro oggetto ad un’azienda del settore
Il terzo punto sembrerebbe quello più facile: date in concessione la vostra idea ad un’azienda del settore che già si occupa di questi prodotti e alla fine dell’anno incassate le royalties.
Purtroppo non è così semplice.
Anche in questo caso la scelta dell’azienda non deve essere casuale; questa deve essere selezionata tra quelle che non solo sono in grado di produrre il vostro oggetto, ma che hanno un’attinenza con il settore del vostro oggetto, che sono in grado di produrre la quantità che è necessario produrre, per il giusto mercato che loro devono avere come riferimento per i loro prodotti, al giusto costo e con un’adeguata strategia di marketing.
Se la vostra idea è molto buona, molte potrebbero essere le aziende che, come squali, potrebbero farvi credere di essere in grado di produrre il vostro oggetto pur non essendo in grado di farlo, solo per sfruttare un facile business.
Sempre se la vostra idea fosse molto buona, ma forse troppo avveniristica e complessa da produrre, potrebbe succedere una cosa molto strana: vi acquistano il brevetto e lo mettono in un cassetto per produrlo chissà quando, forse mai.
E’ questo il caso di un’azienda che vuole togliere di mezzo il vostro possibile prodotto per problemi di concorrenza con altri suo progetti. Il brevetto così è destinato a morire e voi non incassereste nulla.
Per cautelarvi da questo rischio il contratto che dovrete proporre prevedrà il tempo massimo di produzione e di immissione sul mercato, il prezzo di acquisto iniziale del brevetto, delle royalties fisse annuali (normalmente il 3% e/o secondo una scaletta che prevede percentuali inferiori per range di quantità crescenti), e un importo annuale concordato, per tutta la durata della concessione, anche nel caso il vostro brevetto non venisse prodotto.
Dalla reazione dell’azienda a questo tipo di contratto, ma soprattutto dall’ultima clausola, capirete subito se sono interessati a produrre la vostra idea, se hanno le potenzialità commerciali per farlo, in definitiva se sono seri e non si stanno improvvisando.
Per questo tipo di contratti sarebbe meglio che vi faceste seguire da un professionista almeno inizialmente.
Buon lavoro a tutti!
COME CREARE NUOVI OGGETTI GESTENDO L’ATTENZIONE LIBERA (10)
Come indico nella mia guida Creare oggetti di design
per riuscire a creare un oggetto, ma in genere per creare qualsiasi cosa nella vita, è necessario disporre di una certa quantità di attenzione libera.
Molti si chiederanno cosa c’entri l’attenzione con la creatività.
Per capire di cosa parlo provate per un attimo a paragonare la vostra attenzione alla RAM di un computer. Più RAM possiede il vostro computer più programmi siete in grado di aprire contemporaneamente. Se cercaste di aprire un ennesimo programma oltre questo limite, il sistema vi avvertirebbe che la RAM disponibile è terminata o quanto meno tutti i programmi risulterebbero molto rallentati.
Quindi più attenzione libera avete più cose potete gestire contemporaneamente.
Provate adesso a paragonare i programmi aperti nel vostro computer ai pensieri che “abitano” la vostra mente come se questa fosse un condominio dove un grande flusso di persone entra ed esce e delle quali spesso non siete neanche consapevoli né della loro esistenza né della loro attività.
Più pensieri avete, di qualsiasi tipo, più la vostra mente sarà occupata a gestirli esattamente come i programmi attivi di un computer.
Fatta cento tutta l’attenzione in vostro possesso, quella libera è quella che vi rimane non ancora impegnata in pensieri; ed è con questa che voi create.
Tutto richiede attenzione: svegliarsi la mattina, alzarsi, mangiare, decidere di andare a lavorare, impegnarsi nel lavoro, dormire, avere amici, un partner, dire una bugia, essere integri o non.
Le persone che esauriscono la loro attenzione a causa di problemi o pensieri negativi, che quindi assorbono energia, vanno velocemente verso la depressione. E più si deprimono più consumano l’attenzione libera rimasta dirigendosi velocemente verso la malattia.
Per creare qualcosa ad un certo livello non solo è necessario avere una sufficiente quantità di attenzione libera ma è indispensabile che la sua qualità sia eccellente.
Una volta certi di disporre di attenzione libera è necessario verificare se riuscirete a dirigerla dove volete; inutile averla se poi non riuscite a dirigerla. Un po’ come la pubblicità di quel pneumatico il cui slogan è: ”La potenza è nulla senza controllo”.
Un primo piccolo, ma efficace, esercizio vi aiuterà a verificare a che punto siete con la gestione della vostra attenzione è il seguente:
“Scegli un oggetto immobile e dirigi su di esso l’attenzione (esaminalo) per un intervallo di due minuti. Ogni qualvolta che l’attenzione divaga, riportala sull’oggetto. L’esercizio può essere svolto in gruppo o con una guida che tiene conto del tempo”.
Fatelo una seconda volta e alla fine cercate di capire se è cambiato qualcosa dalla prima volta che avete fatto l’esercizio.
Diciamo che la vostra capacità di gestire l’attenzione è di buona qualità se durante l’esercizio non avete pensato a null’altro che all’oggetto che avete scelto.
(Questo esercizio fa parte del libro RiEmergered – Tecniche per esplorare la coscienza di Harry Palmer autore dei materiali Avatar®.
RiEmergere® e Avatar® sono marchi registrati di Star's Edge Inc. Tutti i contenuti sono copyright 2006, Star's Edge International. Tutti i diritti riservati).
Quindi la vostra creatività è in qualche modo funzione della quantità di attenzione libera che avete a disposizione ma anche della vostra capacità di dirigerla sul tema che volete sviluppare sia esso un oggetto di design che su un qualsiasi altro tema della vostra vita.
Iniziate a liberare attenzione fissa e scoprirete che presto la vostra mente volerà in dimensioni che prima non pensavate neanche che esistessero. Del “come” parleremo in seguito.
Buon lavoro a tutti!
COME DIVENTARE CONSAPEVOLI, RESPONSABILI, ETICI, TRASMETTERE VALORI AI FIGLI E CAMBIARE IL MONDO (prima parte) (9)
In questo articolo cercherò di affrontare uno dei temi, il più difficile senza ombra di dubbio per me, che mi appassiona in modo insistente da quando, dal 1994, mi occupo di crescita personale.
Il tema in effetti riguarda il “come trasmettere valori ai figli” pur essendo il titolo più ampio.
Questo tema è profondamente collegato agli altri due temi che compongono l’inizio e la fine del titolo dell’articolo ossia come diventare responsabili, consapevoli ed etici e come cambiare il Mondo.
Anche se questi tre temi possono sembrare slegati ad un primo colpo d’occhio, ci si rende invece subito conto che trasmettere valori ai figli è profondamente legato a ciò che noi intimamente siamo e che quindi trasmettiamo con l’esempio non solo ai figli ma a tutti quelli che sono intorno a noi.
Non è sempre così scontato trasmettere un valore se lo si è.
La trasmissione di un valore passa, oltre che all’esempio, attraverso così tanti fattori che solo il dire:”Io sono responsabile, quindi lo saranno anche i miei figli” non è sempre vero.
Ma questo lo vedremo in un altro articolo.
Il cambiare il Mondo poi è un evento che, anche non volendo, in ogni caso avviene e costituisce il “lavoro” inconsapevole che tutti gli individui compiono dall’inizio della storia dell’uomo, sia nel bene che nel male e dipende strettamente dai valori che ciascun individuo condivide con gli altri e che trasmette ai propri figli che, dopo di noi nei secoli, continuano il lavoro di evoluzione del Mondo.
Anche senza essere esperti in materia ci rendiamo subito conto che cambiare il Mondo può diventare uno degli impegni più difficili da portare a termine ma sicuramente un impegno da conseguire in modo deliberato se vogliamo che la società migliori.
Sì perché tutto ciò che non è deliberato non si può governare e ci trasporta verso direzioni indeterminate lasciandoci in balia degli eventi.
Appena sfioriamo questo tema fiumi di domande affiorano nella nostra mente e ci inducono subito a chiederci se è proprio vero che questi tre temi siano collegati, se noi come singoli individui possiamo modificare il Mondo, in che modo e partendo da quali azioni, chi può farlo e chi non, se possono riuscirci solo i potenti della terra o anche le persone comuni, se sia facile, difficile o impossibile, quanti ci hanno provato nel loro piccolo e hanno avuto successo oppure fallito, se ci vogliono molti soldi per tentare ma in ogni caso dove e come investirli, se si guadagna qualcosa a farlo e se comunque ne valga la pena, quanto bisogna essere preparati e istruiti, se sia un fenomeno che avviene naturalmente senza che nessuno se ne occupi, se è necessario cooperare con altri individui affinché qualche cambiamento avvenga, e ancora perché fino ad ora il Mondo non è migliorato così come si vorrebbe, come fare a capire se il Mondo sta migliorando e da quali segnali si può evincere il miglioramento, dove cercare questi segnali, chi e cosa deve produrre questi segnali, quali sono i fattori che possono influire sul miglioramento e quali sul peggioramento, se ci sia un destino naturale verso il quale il Mondo naturalmente tende, se Dio sia coinvolto in tutto questo, sempre che Dio esista, se dipenda dal libero arbitrio di ciascun individuo e in che misura, o se da quello di più individui insieme, se esista una scuola di pensiero che riguardi il cambiamento del Mondo, e se esista un tipo di istruzione sul miglioramento del Mondo nel quale i giovani possano applicarsi, se esistano ricerche in questa direzione, se esiste una sufficiente sensibilizzazione a riguardo da parte dei Governi di tutto il Mondo e molte, molte altre considerazioni potrebbero essere fatte da chiunque su qualsiasi tema e state sicuri che lo riguarderebbe.
Pur essendo lecito e spero abbastanza sensato ciò che è stato detto sino ad ora credo però che la maggior parte delle persone non faccia speculazioni intellettuali di questo tipo ma cerchi di perseguire il miglioramento della condizione della propria vita secondo le proprie necessità, capacità e possibilità.
E se questo porta al miglioramento del Mondo bene, altrimenti credo che veramente pochi si pongano il problema, con un orientamento ad un risultato condiviso da tutti. Il primo bisogno da soddisfare è la sopravvivenza.
E invece tutti noi dovremmo porci il problema di cambiare il Mondo, anche solo come idea, perché è da questo intento che dipende ciò che trasmetteremo ai figli.
Quindi la domanda iniziale “Come trasmettere valori ai propri figli” dovrebbe trasformarsi in “Cosa trasmettere ai propri figli”, anche se sembra che spesso le persone non siano così inclini a farsi troppe domande sui valori che trasmetteranno ai figli, considerando adeguati quelli che già possiedono, ereditati dai genitori, non per cattiva volontà bensì perché credo sia una delle cose più difficile decidere che i valori che si possiedono possano essere insufficienti o messi in discussione.
Così facendo si decide cosa i propri figli saranno in grado di cambiare della società.
Anche perché il “come trasmettere” è scritto nei libri mentre il “cosa trasmettere” è scritto dentro di noi e se non vogliamo leggerlo nessuno lo farà per noi. Ma anche volendo leggere dentro di noi a volte è impossibile farsi domande su valori che non si sa se esistano e che magari sono sopiti da tempo.
Per capire cosa trasmettere ai figli è necessario compiere un atto di fede e iniziare a cercare anche in luoghi dove non avremmo mai cercato, compiendo il percorso forse più facile o forse più difficile che è quello della crescita interiore.
Scopriremmo così chi veramente siamo, quali sono i nostri veri desideri e le nostre vere aspirazioni, le cose in cui crediamo e che ci rendono allineati con gli altri esseri.
COME DIVENTARE CONSAPEVOLI, RESPONSABILI ED ETICI PER METTERSI IN PROPRIO (parte terza) (8)
Come fare.
Nello scorso articolo ci eravamo lasciati con le tre domande:
Come si fa a diventare consapevoli, responsabili ed etici?
Perché diventarlo?
Da chi imparare?
Se qualcuno ci chiedesse se lo siamo risponderemmo: “Si, certo che sono consapevole, etico e responsabile. Non ho mai fatto del male a nessuno, sono apprezzato sul lavoro, pago le tasse, voglio bene ai miei figli e al mio partner, ho tanti amici”.
Ma questo basta? Ma soprattutto interessa a qualcuno diventarlo? Sempre che qualcuno se lo chieda?
Proverò a rispondere alla prima domanda sul: Come si fa a diventare consapevoli, responsabili ed etici, anche se non sarà facile:
1 - È qualcosa che si può apprendere dall’esempio degli altri?
2 - È qualcosa che si apprende dai genitori?
3 - È qualcosa che si impara a scuola?
4 - È qualcosa che si impara dalla società?
5 - È qualcosa che si diventa con l’età?
6 - È qualcosa che si elabora con la propria intelligenza e sensibilità?
7 - È qualcosa che si può apprendere con tecniche?
8 - È qualcosa che si può apprendere da un percorso di crescita personale (inteso in senso esperienziale legato ad emozioni e non all’intelletto)?
Risposta affermativa per tutte e otto le domande anche se in misura differente per ciascuna sia per qualità che per profondità.
Posso dire subito che i quattro gruppi di domande riportati sopra rispecchiano i quattro passaggi fondamentali che riguardano un qualsiasi tipo di apprendimento nella vita:
· i primi quattro punti fanno riferimento ad un apprendimento che dipende dagli altri, quasi fosse un indottrinamento che subiamo, sia esso positivo che negativo, e riguarda l’apprendimento di queste qualità dall’esempio di altri, come la trasmissione dei valori da una generazione all’altra. Se noi non ne abbiamo o ne abbiamo pochi e mal gestiti i nostri figli non li apprenderanno e potranno solo crearseli da soli con tutte le difficoltà che questo comporta;
· il quinto e il sesto punto sono apprendimenti indifferenziati, che possono avvenire o non e dipendono fortemente dai primi quattro, riguardano lo sviluppo queste qualità in seguito alla crescita e allo sviluppo della sensibilità individuale;
· il settimo punto è un apprendimento intellettuale, aiuta sì, ma rimane a livello mentale e riguarda la comprensione dei meccanismi che regolano queste qualità e il loro funzionamento;
· mentre l’ottavo punto dipende solo da se stessi ed è il più efficace anzi direi quasi l’unico per alcuni aspetti. È il passaggio più importante di tutti è riguarda l’essere deliberati nell’esercitare queste qualità.
Ma tutti e otto i punti si completano come in un mosaico se avvengono nell’ordine giusto e in modo equilibrato.
Il processo di formazione della consapevolezza, responsabilità ed etica dei popoli è lentissimo ed avviene in secoli.
A sensazione direi che lo stato del Mondo attuale si trova per la maggior parte al primo livello: quello dell’apprendimento di queste qualità dall’esempio. Il secondo livello avviene in modo quasi casuale. Al terzo livello troviamo pochi che cercano di capire il funzionamento sull’apprendimento di queste qualità. Al quarto livello troviamo una vera minoranza che cerca di essere deliberata nell’esercitarle.
La domanda successiva è sapere se lo si è diventati o non e in che misura, perché è questo il punto.
Nessuno se non tu stesso te lo potrà dire.
E’ una sensazione interiore che non dà prove della sua esistenza se non che all’improvviso il mondo ti si svela in tutta la sua bellezza, chiarezza e semplicità.
La mente si apre come fosse una vela spiegata al vento, le cose accadono senza sforzo, l’energia pervade il corpo e la stanchezza ti abbandona. Sembra di avere un motore interiore che non ha mai bisogno di essere alimentato.
Anche se queste sensazioni non fossero la prova di possedere queste tre qualità seppur in piccola parte, la sensazione che si prova è così assoluta e totalizzante che ti mette sicuramente nella condizione migliore di avere le intenzioni più vere e più pure verso gli altri e verso il Mondo.
Una volta provata questa sensazione non si dimentica più, è un punto di non ritorno nella direzione di un obiettivo che viene chiamato in molti percorsi di crescita, sia orientali che occidentali, “illuminazione”.
Grazie a tutti!
COME DIVENTARE CONSAPEVOLI, RESPONSABILI ED ETICI PER METTERSI IN PROPRIO (parte seconda) (7)
Significato dei termini.
Nell’articolo scorso (parte prima) ho parlato dell’importanza di essere consapevoli, responsabili ed etici allo stesso tempo, perché un business creato per sé, apporti un beneficio anche alla società, condizione necessaria perché il business sia florido e duraturo anche per se stessi.
Di consapevolezza, responsabilità ed etica non si parla spesso; se ne parla solo in momenti di gravità particolare additando gli altri come causa di ciò che non funziona, sollevando solennemente in quei momenti la questione morale. Sta accadendo in questi mesi in politica che rimane lo specchio impietoso di ciò che noi siamo purtroppo.
C’è molto “rumore” a riguardo ma nessun “segnale” di voler modificare veramente il proprio comportamento lasciando così che tutto rimanga inesorabilmente immutato. Se da un lato siamo giustificati, perché è veramente difficile cambiare e comunque non sapremmo come farlo, dall’altro siamo in presenza di un allarme pericoloso: “Non sappiamo in che direzione procedere e quindi qualsiasi evento è in grado di trascinarci in qualsiasi direzione”.
Utilizziamo consapevolezza, responsabilità ed etica, in modo inconsapevole, con l’unico scopo di convivere con gli altri, anche nel business.
Il senso di queste tre parole risiede invece, secondo me, nell’attenzione disinteressata che noi dovremmo avere per gli individui, per l’habitat e per il Mondo in generale, anche per gli altri attori del business se posso azzardare un’ipotesi neanche così pazzesca.
Proviamo a farci qualche domanda per iniziare:
Cosa significa essere consapevole?
Significa sapere che siamo responsabili di tutte le azioni che compiamo e che queste hanno una conseguenza nel Mondo. Significa dare più valore alle emozioni e ai sentimenti piuttosto che alle cose materiali. Significa cogliere l’attimo e non rimandare sapendo che ciò che non compiamo oggi forse domani non potremo più farlo.
Cosa significa essere etici?
Significa ricercare uno o più criteri che ci consentano di gestire adeguatamente la nostra libertà nel rispetto degli altri.
Cosa significa responsabili?
Significa sapere di dovere rendere conto di azioni in cui si ha un ruolo determinante. È un impegno e obbligo che derivano dalla posizione che si occupa, dai compiti, dagli incarichi che si sono assunti sapendo che esistono delle conseguenze dovute ai propri comportamenti.
E le prossime domande potrebbero essere:
Come si fa a diventare consapevoli, responsabili ed etici?
Perché diventarlo?
Da chi imparare?
Ma questo lo vedremo nel prossimo articolo.
Buon lavoro a tutti!
COME DIVENTARE CONSAPEVOLI PER METTERSI IN PROPRIO
(parte prima) (6)
Riprendiamo ora il primo giorno della guida Creare oggetti di design
che riguarda “La buona formazione degli obiettivi”.
Alla fine del capitolo descrivo la necessità di “sapere dove si è per decidere dove andare” ; parlo della consapevolezza, quella sensazione interiore che ci fa percepire se stiamo procedendo nella direzione giusta nella vita, incluse le scelte professionali.
So che può sembrare strano affrontare questo argomento nel decidere di auto-produrre i propri oggetti, ma quando affronterete questa attività, lo farete per un grande numero di anni, che cambierà la vita a voi e alle persone che collaboreranno con voi; e sarà il modo in cui lo farete che farà la differenza.
Non pensate che sia una stravaganza fare un percorso di crescita personale per compiere un passo nel mondo come imprenditore; sono percorsi intimamente legati anche se i meccanismi che li regolano sono ancora poco conosciuti nella nostra cultura.
Il motivo che potrebbe spingervi a farlo è che un percorso simile potenzia le vostre doti, ve ne crea di nuove, con un notevole riflesso sulle vostre capacità creative, di apprendimento e professionali.
Purtroppo siamo stati educati ad apprendere ma non a strutturare ciò che gestisce la conoscenza e il modo con cui la si usa, che riguarda in modo diretto l’etica che potremmo definire
come: “La ricerca di uno o più criteri che consentano all'individuo di gestire adeguatamente la propria libertà nel rispetto degli altri”. (Wikipedia)
Assodata l’importanza dell’etica, mi preme sottolineare che il periodo che stiamo attraversando è contraddistinto da una profonda recessione economica, riflesso diretto di una grande carenza di consapevolezza, coscienza ed etica nella politica, nel mondo del lavoro, nel business, nell’individuo.
È quindi assolutamente indispensabile che correttezza e consapevolezza diventino le parole d’ordine per una società più evoluta e più giusta.
Perché questo accada dobbiamo rispettare il sistema.
Se lo rispettiamo, quando siamo in difficoltà, questo si prende cura di noi, in quanto facciamo parte di un network indivisibile. Se non lo rispettiamo, questo reagisce e si autoregola fino a quando l’equilibrio non si è ristabilito anche a costo di “eliminarci”.
E così, se buchiamo l’ozono, non siamo più protetti dai raggi cosmici; se avveleniamo l’ambiente, mangiamo cibi avvelenati; se produciamo armi, prima o poi queste verranno usate contro di noi; se siamo scorretti nel business, veniamo estromessi.
A seconda delle situazioni questa “ricalibrazione” avviene in un numero di anni indefinito, secoli in alcuni casi e le nostre capacità conoscitive sono così limitate che non ci accorgiamo che ne siamo stati noi la causa.
Ecco allora l’importanza di essere consapevoli: riconoscere che tutto fa parte di un enorme mosaico, che include la responsabilità personale di unire piuttosto che separare in tutti i contesti.
Quando ad esempio siamo padri di famiglia, diventiamo responsabili di tutte le persone che sono all’interno di un cerchio ideale tracciato intorno a noi, che rappresenta il nostro ruolo.
Quando diventiamo imprenditori o dirigenti, il cerchio che rappresenta il nostro ruolo è più ampio e include più persone che dipendono da noi. Solo se diventiamo consapevoli di ciò, possiamo diventare responsabili delle persone all’interno del cerchio.
Siamo partiti da un oggetto da produrre e ci ritroviamo ad essere responsabili del buco dell’ozono e a dovere fare un percorso di crescita?
Si perché ciò che avviene là fuori è un riflesso di ciò che noi siamo senza eccezioni e ne siamo responsabili.
Nel prossimo articolo parlerò in generale dei corsi di crescita personale, ma posso dirvi sin da ora che costano molto poco in relazione ai benefici che producono e innescano un processo evolutivo che rappresenta un “punto di non ritorno” rispetto alla vostra vita, con la conseguenza che finalmente riuscite a “godervi l’attimo”!
Oggi trattiamo il punto d) della “Buona formazione degli obiettivi” della guida “Creare oggetti di design” dove prendo in considerazione l’”Essere flessibili con il proprio comportamento e modificarlo fino al raggiungimento dell’obiettivo”
Trattiamo i 6 punti che compongono questo tema:
1) ESSERE CONSAPEVOLI DELL’ERRORE
Significa avere individuato che si è verificata una situazione critica che non ha funzionato; individuare le possibili cause, conoscere gli attori della “scena” e metterli a conoscenza dell’errore che si tenterà di correggere, condividendo i metodi che si adotteranno.
2) DECIDERE CHI HA LA RESPONSABILITÀ DELL’ERRORE
Comunicare in modo scorretto un errore, da chi non lo sa fare, lede l’autostima e attiva meccanismi vendicativi. Un individuo accusato ingiustamente come prima azione inizia a rubare risme di carta, poi cancelleria, soldi, rivela segreti aziendali, distrugge documenti.
Se stai lavorando in proprio con o senza soci sei sicuro che l’errore l’hai commesso tu. Se hai la sensazione che l’abbia commesso un altro valuta sempre se la responsabilità iniziale è comunque tua, anche se lontana nel tempo. La cosa più difficile nell’individuare un errore, oltre a quella di stabilire connessioni di causa-effetto, è accettare che la causa possa essere molto antica.
“I ragazzi di oggi non hanno valori!” Difficile che abbiano valori se non glieli abbiamo trasmessi noi in una società piena di ingiustizie che loro, proprio perché senza esperienza, non sanno ancora gestire.
3) INDIVIDUARE I FATTORI CHE HANNO CAUSATO L’ERRORE
Gli errori possono essere causati da:
a) mancanza di competenze specifiche rispetto al compito;
b) mancanza di comunicazione tra individui di un team;
c) anomalie comportamentali degli individui;
d) mancanza di obiettivi;
e) mancanza di risorse;
f) assenza di integrità di chi dirige e non che genera ingiustizie, azioni poco etiche, confusione, ansia, depressione.
4) PIANIFICAZIONE DELLA CORREZIONE DELL’ERRORE CON STRUMENTI ADATTI
Ogni errore commesso necessità di strumenti dedicati gestiti da professionisti. Una “bella sgridata” non risolve mai la situazione.
Possiamo distinguere gli errori di chi comanda e di chi esegue.
Errori di competenze da entrambe le parti, andranno risolti con formazione così come gli errori relativi alla comunicazione. Errori relativi ad obiettivi e risorse dovranno essere risolti a monte da chi dirige. Errori per mancanza di integrità/ etica riguarderanno il singolo individuo che, una volta che gli venga comunicato l’errore, potrà scegliere di prendersene la responsabilità e di correggerlo.
5) DEFINIZIONE DEL NUOVO OBIETTIVO
Per terminare il processo di eliminazione dell’errore e per dare nuova energia al team è necessario definire un obiettivo condiviso insieme alla programmazione delle risorse, sia umane che economiche, con un’attenta definizione dei compiti e delle responsabilità.
6) ACCETTARE DI PAGARE UN PREZZO ADEGUATO SIA ECONOMICO CHE PSICOLOGICO PER L’ERRORE COMMESSO
Ogni errore ha un prezzo che può essere di tipo: economico (una sanzione), lavorativo (retrocessi dalla posizione, licenziamento), interpersonale (venire abbandonati da un collega, da un amico, dal partner, dai figli, dalla società).
Ogni errore però merita che qualcuno si occupi di aiutare chi l’ha commesso. L’isolamento è il peggiore dei rimedi: genera disadattati ed ha conseguenze “boomerang” anche verso chi ha isolato l’individuo che sbaglia. Chi accetta di pagare il giusto prezzo per l’errore commesso si risolleva.
Lasciatemi infine raccontare una breve storia.
Camminando per la strada con un mio amico incontrammo un barbone ubriaco che faceva l’elemosina. Il mio amico gli diede dieci euro con un’affettuosa pacca sulla spalla e sorridendogli. Un po’ sorpresi, ma contenti, sia io che il barbone, gli domandai il motivo di quel gesto. Mi rispose:”Vedi io per ora non posso fare altro che dargli dei soldi, però so che quel barbone è una scheggia impazzita che noi, che crediamo di essere dalla parte giusta, abbiamo scagliato nell’universo a causa dei nostri errori e quindi ne siamo responsabili”.
Un errore ha tante facce e spesso, anche se ce l’abbiamo di fronte, non lo riconosciamo.
Eccoci arrivati al quarto articolo della guida Creare oggetti di design dove ora prendo in considerazione il punto c) della “Buona formazione degli obiettivi” che riguarda l’osservazione del risultato delle proprie azioni nel conseguimento di un obiettivo, cercando di individuare cosa funziona e cosa non funziona.
Ricordiamone i quattro punti:
a) Conoscere il proprio obiettivo; (Articolo 2)
b) Avere un piano/strategia per raggiungerlo; (Articolo 3)
c) Osservare il risultato delle proprie azioni - cosa
funziona/ cosa non funziona; (Articolo di oggi)
d) Essere flessibili con il proprio comportamento e
modificarlo fino al raggiungimento dell’obiettivo.
Può sembrare scontato capire se un’azione ha funzionato o non: “Basta guardare il risultato!” , si potrebbe dire. Non lo è altrettanto capire quali, tra i parametri operativi scelti, hanno creato il risultato positivo e quali quello negativo o addirittura, capita ancora, che solo un certo mix di parametri dia risultati, ma nessun risultato se presi singolarmente.
Per chiarire questo argomento distinguiamo tra due grandi categorie di risultati:
1) risultati che dipendono dalle conoscenze tecniche/ operative;
2) risultati che dipendono dal comportamento dell’individuo.
Se parliamo di mettersi in proprio ci sarà l’imprenditore e gli eventuali soci che dovranno sorvegliare cosa funziona e cosa non.
E’ importante sottolineare che per capire a che punto sei della tua preparazione, sia tecnica che comportamentale, se sei in un’azienda, normalmente è il responsabile del personale, e subito dopo il responsabile della tua posizione, che ti valuta suggerendoti cosa e come imparare, e gestire i nuovi incarichi. Qui invece ci sei solo tu e la tua energia imprenditoriale. Le iniziative sono prese esclusivamente da te e dai soci, così come il giudizio che dai alle tue azioni.
a) Risultati che dipendono da conoscenze tecniche/ operative.
Se si è preparati tecnicamente lo si sa a priori con o senza laurea o esperienza sul campo. Per ovviare alla preparazione tecnica/ operativa bisogna ricorrere a un professionista, ora per il conto economico, poi per il marketing, logistica, design, grafica e così via. Infine studiare accuratamente se si vogliono apprendere competenze diversa dalla propria.
b) Risultati che dipendono dal comportamento dell’individuo.
Questo punto è molto delicato da trattare perché riguarda la sfera personale e quello che ciascuno crede di sé stesso.
A questo proposito emergono subito due considerazioni importanti:
1) Decidere di essere responsabili al 100% per tutto ciò che accade.
2) Chiedersi cosa si può fare per correggere i propri errori.
Decidere di essere responsabili – A volte si crede che il fallimento sia responsabilità di altri; che in alcuni casi risieda nella sfortuna o nel caso ma sia sempre in minima parte propria.
E’ vero che le azioni degli altri possono modificare un risultato, noi non siamo certo onnipotenti, ma solo se si decide di prendersi la responsabilità del fallimento anche totale, pur virtualmente, allora si riesce a correggere un risultato verso il successo a patto che si decida di operare nel proprio dominio.
Osservate le trasmissioni in cui intervengono i politici: spesso gli atteggiamenti più utilizzati sono: screditare l’avversario, negargli i successi ottenuti, addebitargli i fallimenti dei governi passati, interpretazione discordante dei dati in loro possesso spesso opposti, offendere la persona.
Osserviamo in una sola trasmissione un campionario significativo dell’incapacità di essere responsabili e di non riuscire a capire cosa ha funzionato e cosa non, in modo da correggere i propri errori verso un interesse collettivo.
Chi osserva tali fenomeni a sua volta li critica disgustato, senza essere consapevole che anche lui ha avuto la responsabilità di delegare, a chi non conosceva, il compito di rappresentarlo, senza informarsi, senza partecipare, senza capire e di non averlo “delegittimato” al momento giusto.
La responsabilità personale e i domini in cui si opera, sono gli ingredienti forse più importanti della vita di una persona e nella società; fallimenti aziendali, fine di amicizie, separazioni tra partner, incomprensioni con i figli, litigiosità tra politici, tra Nazioni, fino alle guerre, dipendono sempre dalla mancata presa di responsabilità di entrambe le parti e dal dominio in cui ciascuno ha cercato di operare: definendo come dominio uno spazio personale sul cui confine, estendere la propria libertà verso l’esterno significa limitare la libertà dell’altro.
Responsabilità e domini sono temi trasversali alla vita dell’individuo e della società, molto vasti e complessi che cercherò di affrontare in un prossimo articolo insieme a quello di come correggere i propri errori attraverso strumenti specifici.
Proseguendo dall’articolo precedente, riguardo alla mia guida Creare oggetti di design,
a questo punto se avete un’idea chiara di quello che volete fare potete iniziare a scrivere il vostro piano e la vostra strategia.
Spesso questo punto, se volete riuscirci da soli, può essere il punto più difficile da superare.
“Non so ancora niente di come si costruisce un business e dovrei scrivere qualcosa?” vi domanderete!
Vi rendete conto subito che ancor prima di scrivere un piano, cercare il finanziamento, soci, più tutto il resto dovete decidere di scriverlo prima di attuarlo.
Ma come se fosse una maledizione non riuscite neanche a prendere una penna in mano perché collassati sotto un carico troppo alto di cose da fare, di incertezza e di mancanza di conoscenza sui temi che volete affrontare. Fenomeno questo che in organizzazione aziendale viene chiamato backlog la cui traduzione letterale è “lavoro arretrato”.
Però da qualche parte dovete iniziare e il modo migliore di farlo è “farlo” senza preoccuparsi se quello che scriverete sulla carta saranno una valanga di ingenuità. Solo quando avrete scritto qualsiasi cosa vi passa per la mente sull’argomento che volete affrontare, il vostro piano e la vostra strategia ad esempio, verrà il momento di correggerla e di riordinarla secondo il criterio che vi sembrerà più giusto.
Ad esempio potreste numerare le azioni che volete compiere indicando quelle che potete fare parallelamente e quelle che potete fare solo dopo che avete compiuto l’azione precedente.
Ora indicate ciò che vi serve per compiere quell’azione, soldi, persone, una conoscenza specifica, un professionista che se ne occupi, un socio. Magari per compiere tutta una serie di azioni inizialmente vi serve un po’ di attrezzatura: un computer nuovo, una stampante, una fotocopiatrice.
Scoprirete che il solo fatto di avere scritto qualcosa su un pezzo di carta vi dà l’energia per continuare nel vostro programma di creare il vostro business. Ma la cosa che sarà più importante è che adesso avete qualcosa da mostrare a qualcuno a cui chiederete i primi suggerimenti.
Avete scritto qualcosa da ampliare e su cui lavorare perché possa essere migliorato.
Come avete potuto constatare spesso la cosa più importante non è quello che scrivete inizialmente ma “iniziare”. Quello che scrivete può essere migliorato, ampliato, reso perfetto ma se non iniziate mai non ci sarà nulla da perfezionare.
E di fronte a questo problema si trovano la maggior parte delle persone che vogliono intraprendere qualcosa di nuovo. Iniziare un’attività da zero, soprattutto se non l’hai mai fatto, è fonte di incertezza e porta una persona nella frustrazione più assoluta sin dal primo fallimento. Iniziare è la base del primo passo di un processo creativo.
Per superare questo momento e imparare come fare, ci vogliono doti particolari che hanno gli imprenditori ad esempio, ma che possono essere sviluppate attraverso percorsi specifici di crescita sia professionale che interiore.
La cosa fondamentale se volete continuare a fare la professione di imprenditore è che dovete considerare i fallimenti come un trampolino per migliorare e non qualcosa su cui auto flagellarvi. Anzi meglio fare qualche errore all’inizio, che non farne mai.
Il mio primo datore di lavoro, quando facevo il progettista, dopo avere visto un errore dimensionale commesso su una fusione di alluminio mi disse:” Per fortuna che hai sbagliato su questo pezzo che costa qualche centinaia di migliaia di lire; pensa se avessi sbagliato su un pezzo da qualche milione; ora sai dove non sbagliare più”.
Al di là del valore dell’errore commesso il messaggio era chiaro oltre che positivo: “I fallimenti sono pura informazione!”
Spesso quelli che si vantano di non sbagliare mai, quando sbagliano fanno l’errore definitivo e non è tanto l’errore che compiono che non li fa più rialzare ma l’abbattimento totale della loro autostima fondata su una percezione distorta di ciò che loro stessi sono.
Al giorno 1 del mio libro
Creare oggetti di design
dò il titolo “Come avere l’idea” suggerendo forse al lettore una modalità creativa per generare oggetti di design.
Subito dopo il titolo invece affronto il tema che riguarda le premesse necessarie affinché la mente stessa sia pronta a generare un’idea innovativa valida insieme al corredo di tutto ciò che le starà intorno.
Ma perché questo? Non sarebbe bene prima avere un’idea originale e poi pensare a produrla?
Io del resto ho fatto così: avevo un brevetto per le mani della forbice rotonda per ambidestri
CUTFISH
e mi sono improvvisato a produrla senza preparazione, a volte improvvisando senza sapere se il grande sforzo che stavo per compiere avrebbe generato risultati almeno accettabili.
Quando si ha un’idea già pronta per le mani si tende a fare le cose più in fretta. Non che non si possa fare anzi tante volte un’idea forte sbaraglia qualsiasi ostacolo ma dipende sempre dalla personalità di chi c’è dietro.
Quando si fanno le cose in fretta si tende ad improvvisare non creare correttamente le basi per uno sviluppo futuro.
Al contrario se ci si prepara a creare un’impresa basata su qualcosa di ancora non esistente, il fatto stesso di costruire prima una struttura sia mentale che fisica, fa sì che aumenti la capacità di generare un numero maggiore di idee e che a quel punto qualsiasi idea potrebbe essere prodotta anche se non originale con la struttura creata.
Un’idea originale assorbe l’energia di tutto ciò che le viene costruito intorno e ne è la padrona incontrastata.
Produrre l’idea esattamente così come è stata pensata può portare a costi eccessivi e ad un eccessivo entusiasmo iniziale coprendo gli occhi a tutti con una enorme fetta di mortadella.
Diversamente quando è prioritaria o quanto meno si trova allo stesso livello di importanza la corretta gestione della struttura economica e umana che dovranno gestirla tutto diventa più semplice.
È quindi necessario rispondere alle quattro domande che elenco al paragrafo “OBIETTIVI BEN FORMATI” della mia guida: Creare oggetti di design:
a) Conoscere il proprio obiettivo;
b) Avere un piano/strategia per raggiungerlo;
c) Osservare il risultato delle proprie azioni – cosa
funziona/cosa non funziona;
d) Essere flessibili con il proprio comportamento e modificarlo fino al raggiungimento dell’obiettivo.
E vi assicuro che rispondere alla prima domanda non è mai così scontato. È forse la domanda più importante che darà in seguito un senso molto profondo a quello che state facendo e che farete nel futuro.
Conoscere il proprio obiettivo è il motore che attirerà a voi altre persone e collaboratori. Sapere dove stai andando diventa un serbatoio infinito di energia al quale attingere risorse nei momenti di difficoltà.
Conoscere il proprio obiettivo non è solo avere un’idea materiale della fattibilità economica di un’impresa, ma è soprattutto percepire una sensazione interiore che ci dice se stiamo facendo la cosa giusta per noi.
È una sensazione interiore molto profonda che risponde alla domanda: “Sto tradendo o sto rispettando le aspettative di ciò che realmente vale per me, di ciò a cui veramente tengo?”
E questa domanda dovrebbero farsela tutti non solo quando si decide di mettersi in proprio ma anche quando si sceglie un percorso di studi, una professione, un amico o ancora di più un partner.
Se ci si facesse la domanda:”Conosco il mio obiettivo” o nel caso generale: “So dove voglio andare” si avrebbero meno delusioni e non si farebbe l’errore forse più grave che è: “tradire se stessi”.
“Il Mondo si sposta per chi sa dove vuole andare”.
Come avrete notato nel mio libro
Creare oggetti di design
dedico ampi spazi a quella che viene chiamata crescita personale. Potrebbe sembrare strano che un libro che parli di design, progettazione e economia abbia al suo interno ben due capitoli dedicati a tale tema, tema che continuamente viene richiamato all’attenzione in tutto il testo come fosse la trama di base che tiene insieme tutti i contenuti.
La motivazione di questo, per quello che mi riguarda, risiede nel fatto che molti anni fa mentre mettevo in piedi la mia società, ho incontrato lo straordinario mondo della crescita personale che mi ha risvegliato da un profondo letargo.
Quand’ero un ragazzo credevo che il mondo fosse studiare, lavorare, mangiare, dormire, avere una ragazza, andare al cinema, avere figli, sognare, soffrire, gioire. O quanto meno questo era il modello trasmesso dalla società, questo era quello che vedevo in televisione, al cinema o forse era quello che volevo vedere. Ma attorno a me c’era sempre un rumore di fondo che mi teneva sveglio.
Mettermi in proprio mi ha cambiato la vita e se da un lato mi ha reso libero, dall’altro mi ha obbligato ad essere responsabile anche per le persone che gravitavano intorno a me.
Di colpo diventi responsabile dei prodotti che metti sul mercato e di come questi influenzeranno i comportamenti della società. Diciamo che non è stato p